Posted on 21 settembre 2015 in news Senza categoria
Il Gruppo Trident continua a lavorare ‘con il cuore’ allo sviluppo dei traffici nello scalo siculo occidentale, inseguendo nuovi filoni di business e opportunità inedite di affari
Trapani – In principio era il sale; da qui nacque la ‘grande bellezza’ di Trapani, quella sorta di oro bianco, luccicante come la neve al sole quando lasciato a decantare presso le grandi saline ai margini meridionali della città che fece le fortune della borghesia trapanese a cavallo dei due secoli trascorsi e, con questa, propiziò l’ascesa economica e il lancio del porto siculo occidentale nell’empireo mediterraneo.
Un porto che oggi invece si trova quasi ad annaspare, privo com’è di un’identità certa: si pensi che il Piano Regolatore Portuale è fermo al lontano 1962, oltre mezzo secolo fa; e che praticamente nel porto non è stato fatto mai un dragaggio serio, lasciando il pescaggio del porto a quello originario e naturale di 8 metri, così limitandone fortissimamente la crescita e lo sviluppo.
Da queste premesse storico-sociali-economiche che, forte di una notevole cultura generale, conosce a menadito, parte Gaspare Panfalone nel fare la fotografia di uno scalo che, pur non essendo questo certo di dimensioni ciclopiche, mastica in ogni suo meandro.
Il CEO (dal gennaio 2012) del multidisciplinare Trident Group – circa 100 addetti e un fatturato annuo di oltre 30 milioni di euro – che nel tempo ha aggiunto alle attività storiche di commercio di idrocarburi e prodotti alimentari (la più importante società del gruppo, la Riccardo Sanges & c. ,fondata nel 1929, è agente di commercio del più importante molino europeo GMI Grandi Molini Italiani, ed anche concessionaria di prodotti petroliferi nel porto di Trapani, Enifuel, e nelle province di Trapani ed Agrigento, Enigasgpl) diverse altre attività connesse allo shipping (agenzia marittima, impresa portuale, casa di spedizioni, impresa di trasporti, agenzia di viaggi e tour operator), ha le idee chiare sull’argomento.
Panfalone ritiene, infatti, che il futuro del territorio sia strettamente legato alla funzionalità del porto; più in generale afferma che il futuro economico della Sicilia sia legato all’agricoltura di qualità e al turismo e, affinché tutto questo si possa realizzare efficacemente, occorrono infrastrutture di logistica come porto ed aeroporti efficienti. Il territorio possiede asset economici e attività importanti quali la pesca e l’industria estrattiva del bacino marmifero di Custonaci; quindi con molta semplicità: la logistica, i trasporti ed il turismo sono la chiave di tutto.
I pensieri scorrono velocemente e la passione traspare con evidenza; sebbene sia capace di usare sempre toni flemmatici e parole ben ponderate, mai sopra le righe, è evidente che Panfalone farebbe ‘di tutto’ per riportare agli antichi splendori il ‘suo’ porto (‘suo’ inteso come scalo che egli ama quasi pervicacemente; e certo non nel senso di ‘re del porto’, una maligna etichetta appiccicatagli surrettiziamente da alcuni detrattori, come poi dimostrato da precisi provvedimenti emanati dalla magistratura, immediatamente sollecitata al riguardo).
D’altra parte i porti, l’economia del mare e dei trasporti e il diritto marittimo sono stati sempre motivo di attenzione scientifica per Panfalone (oltre ad essere abilitato alla professione di avvocato e a possedere diverse abilitazioni tecniche legate al suo lavoro – Doganalista, Agente Marittimo Raccomandatario, Mediatore Marittimo, PFSO Port Facility Security Officer – è specializzato in economia e diritto dei trasporti ) e quindi al di là di un ovvio interesse personale ed imprenditoriale, l’imprenditore siculo ha una autentica passione viscerale per le ‘banchine di casa’ che si percepisce nettamente visitando le stesse al suo fianco.
“Tutto nasce dalla ventura di Agostino Burgarella Ajola, maggiore dell’esercito di liberazione garibaldino dei Mille, che, eludendo la marina da guerra borbonica, portò per mare a Palermo da Genova un contingente di truppe a bordo di un brigantino, armato a sue spese, al generale Garibaldi, prendendo parte all’insurrezione di Trapani; e che alla fine del XVIII secolo operò nello storico settore del tonno e del sale anche all’estero, impiantando saline ad Aden e tonnare a Tripoli” spiega con dovizia di particolari Panfalone. “In particolare Burgarella costruì le saline Aden, oggi ritenute le più grandi del mondo, indi si trasferì in Africa acquistando la baia di Assab e nel 1883 ottenne dal governo inglese la concessione per 99 anni del terreno di Aden. Burgarella operò nella lavorazione del tonno rosso e nella produzione e trasporto del sale marino e fu tra i soci fondatori della Banca Sicula, e tramite questa fu cofinanziatore del Canale di Suez”.
“È giusto ricordare queste nostre origini – sottolinea Panfalone – veniamo da questa intraprendenza, che per fortuna è ancora presente nella nostra economia. Tra le realtà più significative del territorio troviamo aziende importanti a livello nazionale ed internazionale come Tonno Castiglione e SOSALT. In questi campi la ‘Trapani che produce’ è ancora vitale e lo testimoniano le eccellenze economiche menzionate.
La Nino Castiglione industria alimentari che produce ed inscatola tonno è una società leader assoluta nel mercato nazionale ed una realtà accreditata nel mercato internazionale, essendo riuscita con l’amore per la tradizione della famiglia a far rimanere immutata la tonnara dove ha la sede, pur avendo allestito impianti industriali di produzione all’avanguardia.
Per quanto riguarda il sale, in quell’industria si proseguono attività di origine millenaria: grazie a loro le saline trapanesi, fondate addirittura dai Fenici allignati nell’antica isoletta di Mothia, sono sempre attive, sebbene molto meno di un tempo, e la punta di diamante del movimento è la SOSALT, che dal 1922 opera su 800 ettari, per una produzione teorica di 100mila tonnellate annue, con impianto dotato di una banchina al Molo Ronciglio (quello da cui sino a pochi anni orsono approdavano i traghetti merci di Conatir, SAEM, Tramar, Traghetti delle Isole e Ustica Lines).
Ed è, ovviamente, il porto che ha permesso lo sviluppo di imprese importanti; ma purtroppo è un porto che non riesce ad affermarsi come meriterebbe. Anche noi veniamo da questa nobile storia; non dobbiamo perderne mai la consapevolezza!” prosegue Panfalone, che poi vira ai giorni presenti, per registrare quanto segue: un sostanziale fermo della crescita del traffico crocieristico, l’estinzione assoluta del traffico cabotaggio e una sensibile crisi delle rinfuse.
“L’unico traffico che mantiene le posizioni è quello di containers, il cui sviluppo è comunque strettamente condizionato dal pescaggio limitato del porto (metri 8 appena) e che comunque, al di là di un leggero incremento dell’import, effettua i soliti circa 15.000 movimenti l’anno trainati dalle spedizioni di export del marmo (tra 7.000 e 8.000 containers l’anno)”.
Le uniche note indiscutibilmente molto positive vengono dal trasporto passeggeri per le isole che, grazie alla presenza di imprenditori coraggiosi come Vittorio Morace con la sua Ustica Lines, e oggi anche grazie alla nuova compagine Compagnia delle Isole, che ha assunto l’onere di gestire la vecchia Siremar, stanno contribuendo all’affermazione dell’enorme successo del turismo nelle isole Egadi.
“Tutto torna come si vede: logistica, trasporti e turismo” dichiara ancora Panfalone, prima di andare a sceverare i singoli comparti.
“Per quanto riguarda il crocierismo, non si può assolutamente dire che i privati non abbiano investito; attraverso il nostro consorzio Trapani Cruises (una joint venture col gruppo Hugo Trumpy di Genova) abbiamo fatto un enorme e dispendioso lavoro di comunicazione, sostituendoci assolutamente al pubblico; abbiamo investito oltre 200mila euro in strutture (scanner, fender, pontili) e siamo riusciti ad avere nel 2014 un picco di traffico di quasi 150mila passeggeri, la cui ricaduta è stata distribuita tra tutti gli operatori del settore trapanesi. Ciò nonostante il traffico non riesce più a crescere e vive stagioni altalenanti determinate sia da eventi esterni (come il trasferimento della nave MSC Lirica per le note ragioni legati al provvedimento dell’Autorità Portuale di Venezia che ha proibito l’ingresso delle super navi) sia da una comunicazione che non può arrestarsi, essendo in ogni caso Trapani un porto nuovo, la cui posizione commerciale non è ancora consolidata.
In questo senso occorre organizzare nuove politiche di comunicazione del porto di Trapani e del suo territorio, migliorando ancora le non eccezionali infrastrutture che esistono in questo comparto; ed è assolutamente necessaria una partecipazione più attiva del pubblico.
Per il cabotaggio la situazione è veramente critica: oggi questo traffico è assolutamente assente, in pochi anni abbiamo perso praticamente tutte le linee (Trapani-Cagliari di Tirrenia; Trapani-Tunisi-Civitavecchia di Grimaldi; Trapani-Livorno di Italtrag e Ustica Lines).
Riteniamo che questo sia l’argomento più serio per lo sviluppo del porto; e nonostante tutti affermino che “Trapani è molto interessante per le opportunità logistiche e operative che può dare al traffico di cabotaggio”, nessuno si muove e si attiva!
Per quanto ci riguarda, stiamo facendo una nuova opera di comunicazione al fine di portare a conoscenza di tutti gli operatori vecchi e nuovi le opportunità che offre Trapani, porto che può diventare un vero e proprio hub per un armatore di cabotaggio; in un momento storico in cui Palermo è evidentemente congestionato in questo tipo di attività, Trapani può veramente rappresentare un’occasione unica.
Circa infine le merci, è di tutta evidenza che il problema più serio e decisivo sia il limite del pescaggio. In questo settore abbiamo investito le nostre maggiori risorse e le migliori energie; ci crediamo fortissimamente e molti risultati sono già arrivati.
Dopo sei anni da quando T.T.L. Trident Terminal & Logistic (questo il nome dell’impresa portuale parte di Trident Group costituita nel maggio 1994) ha ottenuto l’autorizzazione di impresa portuale, oggi possiamo dire con orgoglio che abbiamo un terminal veramente attrezzato ed efficiente.
TTL, oltre ai vari depositi doganali di proprietà, ha in concessione in ambito portuale un’area di più di 40.000 mq, un vero e proprio terminal interno, con vasto e moderno corredo di macchine di sollevamento atte alla movimentazione dei container (ma anche di blocchi di marmo) e ultimamente ha raddoppiato il numero delle gru portuali di proprietà. Sulla banchina Isolella (banchina tradizionalmente usata per lo sbarco ed imbarco delle merci) infatti oggi operano 2 gru mobili Gottwald gemelle: a quella acquistata nel 2009 si è aggiunta un’altra Gottwald acquistata, nell’aprile di quest’anno ad Oristano, per un investimento di circa 1 milione di euro.
Bisogna poi aggiungere quello riguardante l’acquisto di 2 spreader Bromma (di cui uno dal porto di Augusta) pari a circa 200.000 euro, che si aggiungono a quello già esistente, e sono capaci di operare sia in regime di twin lift sia con il sistema normale. E infine l’acquisto della tramoggia per sbarcare prodotti alimentari alla rinfusa come sale e grano.
“Grazie alla seconda gru Gottwald HMK E280 abbiamo raggiunto una produttività invidiabile: possiamo movimentare sino a 65 container all’ora, valori che ci collocano senz’altro fra i terminalisti più veloci d’Italia” esulta Panfalone.
E i risultati non sono tardati ad arrivare; oltre ai contratti per servizi terminalistici con la tedesca Hapag Lloyd (cliente antico che scala tre volte al mese) e con la spezzina Tarros, TTL ha recentemente chiuso un contratto quinquennale con la francese CMA CGM, vettore che ora scala regolarmente una volta alla settimana. Il volume annuo stimato dei movimenti è di circa 15.000.
“Il lavoro, il senso etico, per noi ha anche un valore religioso; è una passione che ci ha permesso di stare quotidianamente vicini a tutti i lavoratori e, personalmente, mi permette ogni giorno di stare vicino a mio padre, che è un riferimento fondamentale e assoluto in termini di saggezza e presenza spirituale” conclude Panfalone. “Il lavoro, svolto secondo questa filosofia di vita, sta permettendo anche a tutti noi di superare l’enorme dolore derivante dalla immatura perdita di mia sorella Giuseppina (alla quale, è notorio, Gaspare era legatissimo ndr). Il lavoro ci sta consentendo di sublimare il suo ricordo pensando sempre in maniera positiva e costruttiva, non disdegnando nuovi investimenti anche al di fuori della Sicilia. Abbiamo così aperto uffici nostri a Cagliari e ad Orosei, dove svolgiamo con soddisfazione l’attività di casa di spedizioni. Tutto questo d’altra parte è contenuto nel nostro slogan ufficiale: working with passion, al lavoro con il cuore!”.
Ci sono un altro paio di iniziative che l’imprenditore trapanese – in passato già Presidente dell’Aeroporto Vincenzo Florio di Birgi (2004) e oggi anche Console Onorario della Repubblica di Estonia in Sicilia (2012) – sta meditando di approntare, al fine di dare maggiore spessore al business del ‘suo’ porto; ma trattasi per ora di idee imprenditoriali ancora in fase embrionale, di cui Panfalone preferisce non approfondire i dettagli, rimandando ad un’altra puntata di questa appassionante Trapani-Story.
Fonte: http://www.ship2shore.it/